Lo chef stellato, Antonino Cannavacciuolo, continua a regalare consigli e segreti in cucina, ma oggi parliamo della storia di una truffa scoperta grazie ad una fan. Ora inizia il processo.
Ogni giorno lo chef napoletano continua a mettersi all’opera regalando segreti e consigli agli aspiranti chef nei vari programmi in cui è protagonista. Partito ormai tanti anni fa dalla sua Vico Equense, Antonino Cannavacciuolo ha aumentato la sua fama grazie alle sue apparizioni in tv. Da “Cucine da incubo” al ruolo di giudice di Masterchef, dello chef è molto apprezzato il suo modo di essere genuino senza perdere il contatto con la realtà.
A fine mese partirà il processo dopo che lo chef pluristellato ha denunciato tre ristoratori che hanno usato in maniera indebita il suo marchio registrato. L’accaduto risale tra il 2018 e il 2019 in un ristorante di Marina di Ravenna. Nel processo per violazione dell’articolo 473 del codice penale, come ha spiegato Ansa, gli indagati sono un 63enne di Lumezzane (Brescia) e di due cubani, un uomo e una donna, di 32 e 50 anni residenti a Marina Romea.
Lo stesso chef Cannavacciuolo aveva fatto partire le indagini dopo aver saputo tutto direttamente da Facebook, quando una sua fan gli aveva inviato un volantino raffigurante la sua foto con la riapertura del locale in questione più la seguente descrizione: “Menù di pesce e crudité curato dallo chef Antonino Cannavacciuolo“. Inoltre, era anche sbucata fuori una gigantografia dello chef per fare la pubblicità allo stesso ristorante. In aggiunta, le indagini sono arrivate anche ad una tipografia a Cesena.
Cannavacciuolo, il processo partirà a breve
I carabinieri della stazione di Marina di Ravenna, coordinati dal Pm Marilù Gattelli, come riportato da Ansa, avevano ascoltato anche la 32enne indagata. Così la donna ha rivelato di aver ricevuto quel menù da Cannavacciuolo nel novembre 2016 in occasione del programma “Cucine da incubo”, quando gestiva il ristorante a Suzzara, in provincia di Mantova, pensando così di poter fare pubblicità liberamente.
Inoltre, come riportato da Il Resto del Carlino, il processo partirà in tribunale a Ravenna a fine febbraio con l’accusa ai tre ristoratori di concorso in contraffazione o uso di opere dell’ingegno o di prodotti industriali (articolo 473 del codice penale). Proprio lo chef Cannavacciuolo, dopo aver letto questa locandina su Facebook, aveva dato il mandato alla sua segretaria di capirne un po’ di più. La donna si era finta così una cliente per chiedere informazioni su quel menù, e la verità è venuta subito a galla.