Brutta notizia per le pensioni! Questa categoria di persone potrebbe subire dei cambiamenti per nulla piacevoli: ecco di cosa si tratta.
Una delle prestazioni che fa discutere ancora adesso dopo anni e dopo la formazione di vati Governi, è come sempre la riforma sulle pensioni. Il sistema attutale ritenuto da molti ingiusto e obsoleto, rischia di ritornare anche una volta alla Legge Fornero e ciò comporterebbe non poco mal contento.
Nonostante sia da sempre un argomento che tiene banco, ancora non si è stati in grado di trovare un sistema che ci metta alla pari con le altre nazioni. Molto spesso infatti, si rischia di andare in pensione troppo tardi e soprattutto con un importo poco adeguato alla vita di oggi. Ricordiamo che attualmente per andare in pensione si dovranno avere almeno 20 anni di contributi e aver raggiunti i 67 anni di età. Se si posseggono questi due requisiti si riuscirà ad andare in pensione già nel 2022. Se invece manca uno dei due o addirittura entrambi, si dovrà proseguire ancora.
Come ben sapete, affinché maturino regolarmente i contributi, sarà necessario avere in corso un rapporto lavorativo in regola e a norma. In questo caso sarà stesso il datore di lavoro a versare i giusti contribuiti in base al contratto di lavoro. In pratica prima s’inizierà a lavorare e si manterrà un rapporto contributivo costante e prima si raggiungeranno i 20 anni di contributi richiesti per andare in pensione.
Tuttavia, per una seria svariata di motivi, si potrebbe interrompere prima del previsto il rapporto di lavoro e non intraprenderne degli altri. In questo caso quindi si rischia di non poter mai andare in pensione? La risposta è ovviamente NO!
In questo caso, i lavoratore che ha cessato o interrotto il rapporto lavorativo, potrà continuare a versare i contributi in forma volontaria in modo tale da poter raggiungere i requisiti necessari per poter accedere alla pensione.
Questi contributi volontari quindi, possono essere richiesti quando:
Una cosa molto importante per quanto riguarda i contributi volontari, è che questi non decadono mai e anche se sospesi possono essere ripresi in ogni momento.
C’è però una variazione molto rilevante rispetto a chi va in pensione con i classici contributi versati. Infatti, in questo caso tutti coloro che hanno iniziato a versare i fondi per i contributi a partire dal 1 gennaio 1996, potranno andare in pensione nel bienni 2019-2020 e 2021-2022 a patto che abbiamo maturato 20 anni di contributi, 67 anni di età, ma a patto che, l’importo della pensione sia superiore 15 volte rispetto l’assegno sociale.
C’è però una piccola speranza e si potrò richiedere la pensione di vecchiaia nel biennio 2019-2020 e 2021-2022 anche con 5 anni di contributi versati a prescindere dall’importo della pensiona, ma solo se si raggiungo i 71 anni di età.