Rula Jebreal, giornalista di politica estera e scrittrice, racconta al “Corriere della Sera” qualche anticipazione del suo nuovo libro. Un’autobiografia intesa e fortissima da cui prende spunto per denunciare violenze, discriminazioni e disparità di genere nei confronti delle donne.
Inizia con una frase fortissima e particolarmente dolorosa, l’incipit del nuovo libro di Rula Jebreal, giornalista, scrittrice e docente dell’Università di Miami: “è femmina, ho messo al mondo un’altra vittima”. Così la madre della donna si espresse al momento della nascita della figlia.
Una figlia che oggi è una donna ed è madre a sua volta. Una donna che lotta e che ha sempre lottato per difendere i diritti delle donne di tutto il mondo perché ancora oggi molte di loro sono costrette a subire violenze, discriminazioni e disparità di ogni genere.
LEGGI ANCHE: Nada e la dolorosa confessione: “Avevo paura di ammalarmi come mia madre”
Il nuovo libro della giornalista dal titolo “Il cambiamento che meritiamo” è un manifesto forte e potente nei confronti delle disuguaglianze che ancora oggi le donne sono costrette a subire. Un racconto o meglio un’esperienza autobiografica, legata al terribile stupro vissuto dalla madre, dal quale la scrittrice prende spunto per testimoniare dati, statistiche e ragioni relativi alla lotta per la parità di genere. Lotta che la donna sostiene con forza e nella quale crede profondamente: “La novità è che il movimento femminista è diventato intersezionale: le donne si sono unite creando un ponte con tutti i marginalizzati (…)E l’obiettivo comune è costruire un cambiamento profondo”.
SEGUICI ANCHE SUL NOSTRO CANALE YOUTUBE PER ALTRI TRUCCHI E CONSIGLI
Un cambiamento che deve avvenire quanto prima e che deve essere risolutivo. Si pensi infatti che durante questa pandemia le violenze nei confronti delle donne sono aumentate in modo esponenziale, come sostiene la stessa scrittrice, ma se per combattere il Covid ci siamo uniti e abbiamo trovato un vaccino, lo stesso non si è fatto nei confronti delle donne. Un problema quindi che passa spesso in sordina e che in molti non percepiscono come urgente ed importante.
La storia che la scrittrice racconta è quella della madre che, stuprata, rincontra per caso il suo carnefice. Convinta di aver perso la sua “battaglia” decide di sacrificare la sua vita dandosi fuoco: “Come tutte le donne stuprate, era distrutta, con gravi problemi psicologici. Io, in anni di giornalismo e attivismo, ho incontrato tante donne abusate e tutte dicono: sono viva, respiro, ma dentro, sono morta. La mia mamma è stata stuprata due volte: dal mostro e dalla società che le ha negato la giustizia”.
La scrittrice, che all’epoca aveva solo cinque anni, dice di essersi salvata grazie alla presenza del padre. Un padre femminista che ha sempre creduto nell’istruzione come arma per combattere il male e l’ingiustizia e che ha aiutato le figlie a crescere facendo leva sulle loro capacità e sulla possibilità di fare rete: “Quando mamma morì e lui era già malato di leucemia, scelse per me e mia sorella un orfanotrofio gestito da donne straordinarie che ci hanno educate a credere in noi stesse e a fare rete”.
LEGGI ANCHE : Elisabetta Gregoraci, ricordo doloroso della madre: parole commoventi sui social
La giornalista aggiunge infine che il padre ha sacrificato la sua vita per fare studiare lei e sua sorella e per questo ha rinunciato a prendersi cura di se stesso: “Vedevamo papà solo nel fine settimana. Ho poi scoperto che, nell’ultimo anno, aveva risparmiato sulle medicine per aiutare me e mia sorella a studiare: ha sacrificato la sua salute in nome della nostra istruzione”.