Scatta l’allarme in Piemonte: si sono verificate diversi casi d’infezione legate al consumo di carne di cinghiale e suoi derivati, come il salame.
Salgono a 46 le persone che si sono recate negli ospedali piemontesi per un’infezione legata al consumo di carne e salumi come il salame, nella zona della Val di Susa. L’infezione si chiama trichinellosi e sarebbe dovuta alla carne cruda di animali selvatici, come il cinghiale. In Piemonte, come nel resto d’Italia, la caccia al cinghiale è consentita e la sua carne costituisce proprio una prelibatezza della cucina piemontese, ma bisogna essere certi della provenienza e dell’avvenuto controllo sicurezza. Ora il pericolo di un’altra emergenza sanitaria si accende e tutte le Asl si attivano per accogliere le persone che hanno contratto l’infezione da carne e scongiurare l’allarme.
Allarme salame: che cos’è la trichinellosi?
La trichinellosi (Trichinella) è un’infezione legata al consumo della carne cruda o poco cotta derivante dai suini, soprattutto quelli selvatici (in primis, il cinghiale). La gravità dell’infezione è dovuta alla quantità e dose della carne ingerita. Di solito, i sintomi della malattia consistono in febbre, vomito, spasmi muscolari, dolori intestinali, edemi alle palpebre. Generalmente, la malattia si presenta nel periodo invernale proprio perché il consumo di questo genere di carne avviene in prevalenza nei mesi freddi. Secondo il Ministero della Salute, per prevenire l’infezione bisogna evitare il consumo di carne cruda di suino, equino e cinghiale e loro derivati di cui non conosciamo la provenienza (e quindi non sappiamo se sottoposte a controllo) e di cuocere la carne a più di 65°, siccome la temperatura alta uccide il parassita.
Pericolo infezione da carne, le Asl Piemontesi si preparano
La malattia che passa dai cinghiali sta preoccupando il Piemonte. Dopo che la diagnosi è stata accertata, si inizia con la somministrazione delle terapie. Nei casi più promettenti, nel giro di 4-5 giorni il paziente recupera e si rimette in forze. Il ciclo di cure però può durare anche per settimane. L’impennata di casi in Val di Susa però non sembrerebbe tale da considerarlo un’epidemia. L’allarme per il salame infetto non è però scongiurato, molte persone si dicono preoccupate per l’accaduto. Non è la prima volta che la trichinellosi colpisce la zona, già nel 2017 erano stati accertati dei casi. Al momento, la situazione sembrerebbe sotto controllo ma il Covid ci ha insegnato di non abbassare mai la guardia e nessuno ora lo fa.
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